MERCI, FORNITURE…SONO IN ALTO MARE!

In questo periodo l’argomento merci è sulla bocca di tutti, spesso si sente parlare di “rincaro delle merci” , di “ritardo delle merci” di ” difficoltà nel reperire le merci”.

A tal proposito vorremmo condividere con Voi un’interessante ed articolata visione, di quella che è l’attuale fotografia della situazione di forniture di merci a livello internazionale.
Abbiamo deciso di farlo tramite qualche estratto di un articolo dal titolo “Merci in alto mare”, pubblicato sul numero 1429 del settimanale “ Internazionale”, che analizza le possibili cause del vertiginoso aumento dei prezzi e dei tempi di consegna di materie prime e componenti. Si tratta di una rivista che seleziona il meglio dell’attualità e dei reportage giornalistici provenienti da tutto il mondo.


La Pandemia ha messo in crisi la rete mondiale delle forniture, facendo aumentare prezzi e tempi di consegna. E rivelando la fragilità della globalizzazione. 

“ Come la maggior parte delle persone nei paesi ricchi, Kirsten Gjesdal, aveva sempre dato per scontato di poter ordinare qualsiasi cosa e di vedersela consegnare senza dover pensare alle fabbriche, alle navi o ai camion.

OGGI NON E’ PIU’ COSI

Nel suo negozio di articoli per la casa, negli Stati Uniti, Gjesdal ha smesso di esporre i sottopiatti, perché si è stancata di dire ai clienti che non sa quando ne arriveranno altri.
Ormai si e abituata all’idea di dover pagare un sovrapprezzo per coprire costi di spedizione sempre più alti.

Ritardi, carenze di prodotti e costi in crescita continuano a tormentare le aziende. I consumatori, da parte loro, stanno vivendo un’esperienza inedita: nei negozi non ci sono le merci e non si sa quando arriveranno.

Un altro esempio è quello della Toyota che ha annunciato il taglio della sua produzione globale di auto del 40%.

In tutto il mondo le fabbriche stanno riducendo l’attività anche se la domanda è alta, poiché non riescono a procurarsi componenti in metallo, plastica e materiali grezzi. Le imprese edili pagano di più le materie prime e devono aspettare settimane (a volte mesi) prima di ricevere quello di cui hanno bisogno.

Dai negozi ai servizi sanitari, la carenza di materie prime e i ritardi comportano problematiche non indifferenti.

La domanda da porsi, ma alla quale nessuno sa dare una risposta è: le carenze e i ritardi sono solo incidenti di percorso che stanno accompagnando la ripresa dell’attività economica o sono qualcosa di più insidioso che potrebbe durare per tutto il 2022?

-SIAMO IN UNA GRANDE FASE DI INCERTEZZA, PER UN RITORNO ALLA NORMALITA’ POTREBBE VOLERCI UN ALTRO ANNO, FORSE ANCHE DUE.-

Sono queste le parole di Adam S. Posen, ex membro del comitato di politica monetaria della Banca d’Inghliterra.

A marzo del 2021, di fronte all’aumento dei prezzi di spedizione in tutto mondo e alla scarsità di alcune merci, si pensava che il problema fosse legato ad un eccesso di ordini.

I consumatori avevano approfittato del lockdown per mettersi in casa consolle, cyclette… Inondando di ordini il settore delle spedizioni ed esaurendo le scorte.
Proprio come la crisi sanitaria si è dimostrata ostinata ed imprevedibile, l’instabilità del commercio internazionale è durata più di quanto ci si aspettasse.

Quando durante il lockdown gli statunitensi hanno riempito i garage di tapis roulant e le cucine di mixer, hanno creato una domanda aggiuntiva per una serie di beni prodotti in Cina.

Nel frattempo, però, milioni di container (mattoni su cui si fonda tutto il principio del trasporto marittimo) erano in giro per il mondo a consegnare mascherine e altri dispositivi di protezione individuale.

COSTI BASSI

Il commercio internazionale si basa da anni sui costi convenienti e sull’affidabilità del trasporto marittimo, che ha permesso alle aziende manifatturiere di spostare la produzione in giro per il mondo alla ricerca di manodopera e materiali a basso costo.

Secondo alcuni esperti, il problema della scarsità dei prodotti è acuito dalle reazioni dei consumatori. Normalmente il picco della domanda per le spedizioni attraverso il Pacifico comincia alla fine dell’estate e termina con l’inverno. Nel 2020 il picco non e mai finito e con l’avvicinarsi del Natale aumenterà la pressione su fabbriche, magazzini, navi e camion.

“È un circolo vizioso in cui il nostro istinto naturale reagisce e aggrava il problema” dice Willy C. Shih, esperto di commercio internazionale della Harward business school “non credo che vedremo un miglioramento fino al 2022”.


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